Un viaggio a Luordes - mario soldati

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Anno di pubblicazione 1950

Un viaggio a Lourdes

Un viaggio a Lourdes
viene pubblicato la prima volta all’interno della raccolta:
L’amico gesuita nel 1943 per la Rizzoli.
Poi Milano Mondadori 1979 (OSCAR n° 946)

Un viaggio a Lourdes

2006 Palermo Sellerio (la memoria; 689)
A cura di Salvatore Silvano Nigro

Contenuto extra:

Prima appendice: (‘Gli incunaboli di ‘Un viaggio a Lourdes’)

Treno verde
Il treno della speranza

Seconda appendice (Scommettere il paradiso)

Emilio Cecchi: scrittori inglesi e americani
Il sale della terra

Terza appendice (L’inviato speciale)

Viaggi di letterati
La novella estera.

Introduzione di Salvatore Silvano Nigro
TRENI VERDI, PRETI NERI, DAME BIANCHE,

Zola andò a Lourdes.
Ma non prese il treno dei pelle­grini.
Salì sul Pyrenées-Express.
E viaggiò in sleeping-car.
A Lourdes era attratto dalle «grandes collectivités ».
Dal­le folle che vi accorrevano, «croyantes, extasiées», incal­zate dal«besoin du mensonge» in un «siècle de science».
Nel romanzo che andava progettando, Zola voleva «stu­diare» e «dipingere» la speculazione monumentale, il «colossal mouvement d'argent», il «duel incessant entre la science et le besoin du surnaturel».
Lourdes uscì nel 1894. Seguito, nel 1906, da Les foules de Lourdes del­lo zoliano Huysmans. Contro i due libri si mobilitò Mauriac.
I miracoli, inoppugnabilmente documentati dalle perizie mediche, sbaragliavano i pregiudizi.
Condannava­no gli scettici e i miscredenti. Zola e Huysmans.
A Lour­des, Dio acconsente che si tocchi con mano l'evento so­prannaturale.
Nella città dei miracoli soffia la Grazia, di­ce Mauriac: lì la materia è benedetta. Persino «l'orribile regno dei bottegai» è bagnato dallo Spìrito: «la materia non è respinta, il sensibile non è disprezzato»; «ogni fedele è gettato tutto intero nel fiume» della sagra.
Pélerins de Lour­des (1931) di Mauriac inscena un contrasto tra il cattoli­co Agostino e l'«ugonotto»Sergio.
Quest'ultimo è una porta chiusa, serrata.
Agostino insiste a bussarvi sopra.
Ma Sergio è irritato.
E prova il disagio di un cristiano travestito in piena Mecca: di un “roumi”.
Soldati il Treno Verde non se lo vuole perdere. E un giornalista in missione speciale.
Ma sotto l'abito impeccabile dell'inviato, nasconde il barracano del «traditore».
Ha il ricordo di una fede antica e bruciante, un amor d'adolescenza, tra incensi e agonie di candele, fervide preghiere e confessioni, che torna a tentarlo nelle cecità del buio e nei moniti della morte.
Appartiene alla buona società torinese, la stessa che spia, e denuncia, nel treno dei pellegrini sul quale è salito.
La sua tormentosa intelligenza è offesa dal chiassoso perbenismo degli ipocritoni in vacanza santa.
Dalle argomentazioni oratorie di preti «neri» e scaltri.
Dal parlar soffiato, dalla «follia snobistica», e dalla lieta stupidità dì damazze sedotte dalla loro stessa vanità.
Una giovane si chiama Jeannette.
Porta il nome da crestaia, un tempo Giovannina, della protagonista di un racconto di Gozzano (Un vergiliato sotto la neve): « una piccola popolana che la fortuna ha travestita da gran signora».
Lo stesso nome dell'amica della mamma che, nella Confessione, con la sua provocante risata aveva causato una polluzione notturna all'adolescente Clemente.
La baraonda frivolona, e biascicante, fa ressa intorno agli spasmi di dolore dei malati.
Distratta, però, e indecente.
Le infermiere brandiscono bottiglioni di vermut e ridono.
Sono dei monatti in grembiule bianco.
I professionisti sono professionisti.
E facile sentir dire «noi avvocati», «noi giornalisti».
«Non c'è pericolo che si senta "noi uomini"», aggiungeva una variante della prima stesura del quarto capitolo.
Il convoglio va.
Porta un carico di «cattiva religione».
Marcia allegro verso il paradiso.
E va incontro al «demonio ».
Ci vuole fede, autentica fede, infitta nella carne: una fede «protestante», contro questo cattolicesimo di bigotti e farisei.
Soldati è salito sul treno con due libri in valigia.
Ha portato con sé le Bucoliche di Virgilio e Pèlerins de Lourdes di Mauriac.
Con la sua fede di straniero in patria, si sente un «latitante»: un «perseguitato che cerca visi fraterni».
Trova conforto e consolazione nella mestizia dell'esule della poesia virgiliana.
Dalle Bucoliche ottiene «difesa» e «salvezza», durante il viaggio.
Usa il libro come un talismano.
Il libro di Mauriac lo apre a Lourdes.
Lui sta dalla parte dell'«ugonotto».
E di Zola. E, sornione, del naturalismo spiritualista, venato di occultismo, di Huysmans: «Se Assisi porta l'impronta dello spirito, Lourdes porta quella dello spiritismo.
I tavolini a tre gambe non hanno, appunto, bellezza, né valore artistico, né motivi naturali od umani.
Accolgono gli spiriti appunto perché sono refrattari allo Spirito.
E talvolta spaventano perché sono tavolini qualunque.
Se fossero scolpiti dal Cellini, certamente non darebbero colpi.
Quante volte l'alloggio di un cartomante ci impressionò proprio grazie al suo aspetto, misero e senza mistero».
Con Mauriac, Soldati si arrabbia.
Con i suoi «giocherelli» di apologista, con il suo voler misurare i miracoli con la scienza, Mauriac mortifica la fede.
La posta messa in gioco, contro Mauriac, è Pascal.
Della fede non si può rendere ragione: “E’ il cuore che sente Dio e non la ragione”; «Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce».
La fede è una scommessa. Bisogna scommetterlo, il Paradiso, dice Soldati: «credere come per una scommessa», e con un credito di inquietudini.
E allora: «Sono proprio necessari i miracoli per credere?».
Soldati ha viaggiato verso Lourdes con un passeggero clandestino.
Con un suo compagno.
Si e portato dietro, nascosto in un libro non dichiarato, l'ebreo della seconda novella del Decameron: «Abraam giudeo, da Giannotto di Civignì stimolato, va in corte di Roma; e, veduta la malvagità de' cherici, torna a Parigi e fassi cristiano».
Con l'ebreo di Boccaccio, distolto dal suo antico viaggio, Soldati e andato a Lourdes.
A sperimentare che «non i santi, purtroppo, ma i bigotti sono la grande forza» della Chiesa cattolica: «Molti credono di credere, e invece non credono; e molti credono di non credere, e invece credono».
Anche la conversione può essere una scommessa; e tanto più la riconversione.
Stupenda ambiguità di Soldati.
Bisogna sempre barare con lui.
E vedergli le carte da dietro.
Soldati si è distratto dalla gravezza del viaggio, smemorandosi e ritrovandosi nei paesaggi attraversati; uscendo dal suo "romanzo " della fede, per riscoprire, fuor di falsità, l'esser uomo tra autentici esseri umani. Si è dato tutto a un amore fugace.
All'«amorosa intesa» con una bionda sconosciuta.
Il taccuino di viaggio del giornalista Soldati non l'aveva registrato quell'amore.
Non apparteneva al "romanzo".
Era vita.
Come vita è la magia di un fandango, suonato in un bistrò da un mendicante cieco.
Stanco e anelante, Soldati si riconforta.
Lo struggimento della musica gli concilia un sogno.
Senza tetto e senza letto, avrebbe seguito il mendicante.
Si sarebbe lasciato guidare da un cieco, ne avesse avuto il coraggio.
Salvatore Silvano Nigro

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